Di generazione in generazione, come semi sparsi dal vento, in arte la memoria dei maestri attecchisce in sempre nuove opere, viene perpetuamente divorata dalla sostanza segreta di nuove scritture. Essa lascia affiorare dai propri resti un'unica opera fatta di strati, di energie sommate, di intensità crescenti. Polveri vuole attraversare il gesto fluttuante, esoterico e comunitario, di questa corrente, immergendolo in un cifrario orientale. Ai cinquanta disegni di Lino Fiorito - ottenuti tracciando 'segni' sui fogli di carta di riso usati in Cina come moneta da bruciare per alleviare ai morti il viaggio verso l'aldilà - si affiancano le cinquanta poesie di Luigi Trucillo, in forma di folgoranti haiku, rivolti, come lapidi e omaggi, ad alcuni scrittori del Novecento.
Si tratta, dunque, di un laconico intreccio di esercizi di devozione poetici e pittorici indirizzati agli immortali, di umili polveri che si raccolgono per un attimo sulla pagina per poi sfumare come incensi votivi. Un libro che, come segnala Carlo Laurenti, sembra fra proprio quel precetto del canone taoista che dice: "quando ci si rivolge al mondo degli immortali si deve aver cura di scrivere con una calligrafia il più piccola possibile: infatti i caratteri che quison alti quanto un'unghia appaiono giganti nell'Aldilà".