Inferni è la prima traduzione italiana di alcuni saggi di Peter Weiss, sicuramente uno dei più importanti scrittori tedeschi degli anni '60/'70. Questi saggi nascono da un confronto, estremamente insolito e interessante, fra la Divina Commedia e l'universo nazista. Scritti nel momento in cui si tenevano in Germania i grandi processi contro i criminali del regime hitleriano, i saggi riuniti in Inferni prendono l'opera di Dante come spunto per un'interrogazione sul rapporto fra l'esperienza individuale, la congiuntura politica e lo statuto dell'arte. Redatti in una prosa assolutamente scarna e nitida, sono come cristalli in cui si riflette la fortissima tensione fra l'impegno politico e il disagio da cui nasce la scrittura. La raccolta contiene anche un frammento drammatico, un dialogo immaginario tra Dante e Giotto.
"Immagino Dante nel nostro mondo, sul punti di intraprendere il viaggio agli inferi. Potrebbe ancora alzare lo sguardo e scorgere una possibilità di redenzione? Nel nostro inferno, infatti, giaccioni gli innocenti. Quelli che incontrerebbe lì non hanno niente da espiare. Ciò che devono subire supera le sue fantasie. Oggi anche Dante farebbe quel viaggio sotto altri auspici. Proprio ciò che apparentemente è inconcepibile deve essere descritto, e con la massima precisione possibile. Fa parte della nostra visione quotidiana, così come l'oscura concezione dell'inferno faceva parte della vita quotidiana di quel tempo. Dante si addentrò in quella visione dell'orrore".
Peter Weiss
A cura di Clemens-Carl Haerle
Traduzione di Anna Pensa
Peter Weiss (1916-1982) è uno dei più importanti scrittori tedeschi della seconda metà del Novecento. I suoi testi drammatici Marat-Sade e L'istruttoria, concepita a partire dai protocolli dell'Auschwitz-Prozess di Francoforte, hanno profondamente segnato lo sviluppo del teatro politico dopo Brecht e Artaud. La sua ampia opera narrativa - da L'ombra del corpo del cocchiere e Congedo dai genitori fino ai tre volumi di Die Aesthetik des Widerstands, non ancora tradotti in italiano - ha aperto nuove possibilità espressive, dissolvendo l'io che scrive nella descrizione della fatticità del mondo e delle immagini.