A partire da una riflessione/commento al testo di Jean Paul Sartre"La questione ebraica" e, in parte, in base all'esperienza autobiografica dello stesso Derrida ebreo, cacciato dai licei di Algeri in seguito all'applicazione delle leggi ebraiche, l'autore riflette sul rapporto tra ebraismo e antisemitismo. Ciò che emerge con forza è che l'identità ebraica non è per statuto un identità forte ma è piuttosto costantemente obbligata così come il suo popolo, a essere sempre fuori di sé, altro.
"E' noto il legame profondo, e che non è soltanto etimologico, che si può mettere in luce tra la custodia e la verità. Come se, paradosso che non cesserò di sviluppare e che riassume tutto il tormento della mia vita, mi fosse sempre risultato necessario guardarmi dall'ebraismo per mantenere in me qualche cosa che soprannomino provvisoriamente l'ebraicità. La frase, l'ingiunzione contraddittoria che avrebbe così ordinato la mia vita, mi avrebbe detto, in francese: guardati dall'ebraismo - o anche dalla stessa ebraicità. Guardatene per custodirlo, guardatene sempre un po', guardati dall'essere ebreo per conservarti ebreo o per conservare l'Ebreo in te. Custodisci l'ebreo che è in te, prenditene cura. Pensaci bene, sii vigilante, usa riguardo verso il tuo ebraismo e non essere ebreo a qualunque prezzo. Anche se tu fossi il solo e l'ultimo a essere ebreo a un simile prezzo, pensaci su due volte prima di dichiarare una solidarietà di tipo comunitario o nazionale, men che meno se legata allo stato-nazione, come pure prima di parlare, di prendere partito, di prendere posizione
in quanto ebreo. Jacques Derrida
A cura di Giovanni Leghissa e Tatiana Silla
Traduzione di Tatiana Silla