Il libro di Miguel Abensour si occupa del concetto di democrazia, ricostruito a partire da un testo di Marx del 1843. Secondo l'autore esiste un contrasto radicale tra la vera democrazia e lo Stato; se la democrazia è il governo condiviso dei “molti” e sviluppa ogni forma possibile di pluralità e autogestione dell'esistenza, lo Stato tende a ridurre ogni forma di vita all'Unità del suo potere, all'univocità dei suoi principi e delle sue regole. La democrazia è in senso proprio “an-archica”, cioè rifiuta la posizione di principi primi assoluti e metafisici, sul piano politico. Di qui l'autore procede per l'analisi di concetti come la “riduzione del politico”, che dovrebbe insieme contenere l'attività politica nei suoi confini e rendere generali forme di decisione democratica che riguardino la vita in comune degli uomini. Abensour continua e si ispira alla tradizione del comunismo eretico di “Socialisme et barbarie” o di Debord, che in Francia hanno proposto una visione eccentrica e non conformista del marxismo, risolutamente contraria a qualsiasi idea di socialismo di Stato o di dittatura totalitaria. Nella stessa linea si muovono Claude Lefort e Jacques Rancière, che egli cita spesso: gli altri suoi autori di riferimento sono R. Schurmann ed E. Levinas.
Traduzione e cura di Mario Pezzella