Dedicato ai primi anni dell'esilio in Svezia, dove Weiss giunge nel novembre 1940, Punto di fuga riprende la ricerca autobiografica iniziata con Congedo dai genitori. La desolazione degli inverni svedesi, gli incontri con gli altri esiliati, le effimere e tuttavia drammatiche relazioni amorose che scandiscono una grande solitudine, il ricordo dei traumi subiti durante gli anni del nazismo, l'esperienza della lettura di Kafka e di Henry Miller, la ripresa della pittura: sono questi i materiali con i quali Weiss fabbrica un racconto di una grande intensità, in una lingua di una precisione estrema e di una densità quasi corporea. Punto di fuga è anche il racconto di una liberazione e di un'appassionata riconquista della vita: "Potevo parlare, potevo dire ciò che volevo. All'età di trent'anni vedevo che potevo partecipare in uno scambio di pensieri che aveva luogo intorno a me, legato a nessun paese".
Traduzione di Anna Pensa e Antonella Moscati
Postfazione di Clemens-Carl Haerle