Dedicata agli amici-filosofi Massimo Cacciari e Vincenzo Vitiello, la meditazione di Bruno Forte prende in esame ciò che accomuna l'esperienza del teologo e la pratica del filosofo. Forte confessa l'ateo che abita in lui, l'inquietudine che attraversa la fede, lo smarrimento che mai abbandona il credente. Ricordando la lezione di Lutero, la fede non è facile e pacifica certezza, ma sempre confronto con il silenzio e il ritirarsi di Dio. Allo stesso modo, il filosofo si imbatte, nella sua ricerca, in qualcosa di divino, di inafferrabile, che non può mai divenire oggetto del pensiero. è in questo dolore della conoscenza che si radica la possibilità dell'intesa tra teologia e filosofia.