Categorie:
Ex-corde
Descrizione:
Mettendo a confronto il pensiero di Heidegger e la poesia di Celan, questo libro affronta la questione etica del nostro tempo: come condursi di fronte a un mondo che appare completamente privo di senso e che proprio per questo ha cessato di essere un mondo, il luogo cioè dove l'essere umano può abitare sentendosi a casa propria? Per far fronte a questo processo che sembra inarrestabile qual è l'azione più appropriata? Quella che sceglie di porsi all'opposizione tentando di ripristinare gli antichi ordini di senso oppure quella che proprio nel corrispondere alla perdita del senso vede crescere la possibilità della salvezza? Se Heidegger sembra optare per questa seconda ipotesi, tuttavia la sua condotta etica sembra infrangersi sullo scoglio dell'olocausto, cioè sull'evento che più di ogni altro incarna la perdita del senso e del mondo e sul quale il suo silenzio assorda più di un urlo. Di fronte a questo silenzio la scelta del lasciar-essere rischia di rovesciarsi in 'liberalismo', in complicità con l'orrore.
Per Celan, al contrario, l'accettazione senza nostalgie e illusioni della perdita del mondo del senso non esonera dalla responsabilità del dire e del testimoniare: nella misura in cui costringe la lingua a esprimere il nulla di senso e di mondo che è Auschwitz, la poesia di Celan rende alla significazione il privo di senso, dà voce a ciò che è muto.