Penso ai volti delle persone che, in giardinetti pubblici e luoghi simili, ogni tanto rovesciano per terra una tascata di pane e son subito circondati da uno svolazzare di piccioni. Sono spesso volti stanchi, logorati, scavati dalla vita, con occhi cerchiat e bocche serrate. Sono le facce di persone che combattono una lotta quotidiana contro il tracollo mentale, persone che verso i loro simili sembrano provare un misto di rancore e paura. Pare quindi che sia per una sorta di rivalsa cupa che essi abbiano scelto gli animali come loro interlocutori; inoltre - e qui i due poli che sembravano gli opposti estremi finiscono invece con il toccarsi - buttar briciole di pane ai piccioni in un parco è uno dei pochi modi in cui un povero possa sentirsi potente, simile a Dio.
Con la sua lode alla gioia e la sua indicazione di gratitudine a Dio, Francesco prende le distanze da questa amarezza (che sembra, comunque, essere tipicamente moderna): egli mostra che il suo avvicinarsi agli animali non è un modo per allontanarsi dall'uomo...