I vibratili testi versificati di Contatto, esposti in questo volume alle forze contrastanti della mineralizzazione della memoria e dell'attualizzante rimescolare del remix, danno conto sì dell'intera produzione poetica di Tommaso Ottonieri (a partire addirittura dal 1979, che è l'anno precedente la pubblicazione dell'opera con cui questo autore si è imposto all'attenzione del panorama letterario italiano: Dalle memorie di un piccolo ipertrofico), ma organizzandosi in una forma che vuole scorrere sotto i nostri occhi nel suo farsi e disfarsi, quasi rimanesse refrattaria a chiudersi nella pagina. E se il fugato di temi e ossessioni (il corpo e la merce su tutti, e il loro contatto in ciascuno di noi, e sulla punta stessa della lingua) agisce da intreccio e tramatura del libro, lo fa allora in un montaggio metastabile da "canzoniere", vivo per l'appunto e sempre in apparenza in attesa dell'ennesima riscrittura, da tenere fluida tra l'ambra della risonante regolarità del verso e il magma onnivoro e formulaico cui ci ha abituato la vertiginosa prosa, narrativa e non, di Ottonieri. Eppure questo prosimetro (e in quanto tale, secondo tradizione "macchina di lirica narrabile"), aperto come appare e in espansione, non resta in attesa di un'ennesima mano autoriale, ma di chi vi ritrovi la storia "sottotraccia" da borbottare (o rimasticare), nella traiettoria di merci e materia che sta a ciascuno di noi (se non vogliamo fingere di vivere altrove) imparare a raccontarci. Ogni scrittura che sia oggi necessaria, del resto, è un "apparato di cattura" (Deleuze e Guattari) e sa attendere paziente chi vi imbrigli e si rifletta. Né esiste, alla lettera, altro possibile contatto.