I due brevi testi che compongono questo volume sono stati scritti da Deleuze e Châtelet nel 1983 a un anno di distanza dalle stragi di Sabra e Chatila. Questi scritti mostrano una chiaroveggenza di pensiero che molte analisi attuali non sfiorano neppure. In particolare, l'intervento di Deleuze dal titolo Grandezza di Yasser Arafat, animato da una "rabbia" politica che difficilmente si ritrova nelle altre sue opere, liquida e chiarisce definitivamente tutta una serie di questioni: dalla visione religiosa che Israele continua a mantenere nei confronti dell'olocausto, al nuovo tipo di colonialismo praticato nei territori palestinesi che unisce espulsione geografica e genocidio; dalla cupa e tragica solitaria grandezza di dimensione shakespeariana che avvolge Arafat, fino alla fatale premonizione di quanto sta avvenendo oggi in Medioriente al popolo di Palestina in seguito all'11 settembre: la spirale del terrorismo integralista che rende impossibile il raggiungimento della pace con Israele.
Allo stesso modo Châtelet vedeva nell'"invenzione" della Grande Palestina, di uno stato laico non nazionale in cui potessere convivere ebrei, arabi, cristiani, l'unica possibilità di evitare la guerra permanente e la dispersione del popolo palestinese.