Con questo testo il filosofo inglese, si situa all'origine della cosiddetta “svolta linguistica” che caratterizzerebbe la filosofia del Novecento. La sua riflessione porta un colpo decisivo alla metafisica tradizionale attraverso un radicale ripensamento dell'ontologia. Le entità ontologiche sono infatti finzioni, cioè enti fatti esclusivamente di linguaggio che come tali governano le pratiche umane e le istituzioni politiche.
"Al linguaggio, quindi, al linguaggio soltanto, che le entità fittizie devono la loro esistenza - la loro impossibile e, tuttavia, indispensabile esistenza".L'ontologia utilitarista mostra dunque come la realtà umana sia permeata di tali finzioni, come senza la finzione non esisterebbe il linguaggio e come, senza quest'ultimo, le relazioni umane non sarebero possibili. A cura di Rosanna Petrillo
Postfazione di Bruno Moroncini