Per Walter Benjamin non esistono epoche di decadenza, epoche popolate solo da epigoni e da stanchi imitatori. Anche in un'epoca storica come la modernità in cui a causa dell'avvento della tecnica e delle forme di vita massificate la crisi della cultura si presenti nel modo più esplicito e generalizzato sono possibili invenzioni artistiche e scoperte concettuali specifiche, forme originali della vita associata e legittime attese di giustizia. La vita nella modernità non è quindi fatalmente destinata alla disperazione e al non senso, ma anche ad essa va riconosciuto il kantiano diritto di sperare nella realizzazione della comunità morale in cui l'uomo sia sempre trattato anche come fine e mai più soltanto come mezzo. Ricostruendo le tappe della produzione teorica benjaminiana fino alla cosiddetta svolta materialistica, seguendo quindi un itinerario che si snoda dal saggio sulle Affinità elettive di Goethe alla dissertazione sulla critica romantica e dai grandi testi sulla lingua e sulla traduzione, sulla violenza e sul mito, alla fondamentale riflessione sul Trauerspiel barocco, questo libro tenta di far emergere le coordinate concettuali, le strategie interpretative, le ascendenze culturali e infine le pratiche di scrittura di una possibile moralità del moderno.