Che cosa si nasconde nella differenza tra la cosa e l'ente? In che modo tale disuguaglianza tra ciò che è lo stesso, istituita ogni volta che diciamo una parola e che rimane perciò indicibile, ha a che fare con l'ontologia, la teologia, la tecnica e il nichilismo? Qual è il solvente che finisce per rendere ogni cosa, ogni essente, in fondo un bel niente?
Sono queste le domande che istradano lungo un percorso a ritroso, dalla riesumazione heideggeriana della questione dell'essere, indietro verso la prima filosofia greca, la teoria della verità di Platone e la fisica di Aristotele, alla ricerca di cosa ne è della "cosa" nel gioco degli specchi del logos, che la può dire sempre e solo come ente.
Nel solco dell'antica massima di Misone di Chene: "Che non vengano le cose dalle parole, ma dalle cose le parole".