La decostruzione, ossia la rigorosa messa in discussione della pretesa degli apparati di dominio di legittimare il loro potere in nome della coerenza logica delle loro argomentazioni e della verità incontrovertibile dei loro fondamenti metafisici ed etici in modo da sottrarsi anticipatamente ad ogni critica possibile, “è possibile, come impossibile, nella misura in cui (là dove) c'è X (indecostruibile), dunque nella misura in cui (là dove) c'è (l'indecostruibile)”. La possibilità della decostruzione poggia sull'esistenza degli indecostruibili, cioè su concetti e atti che, essendo di per sé contraddittori e doppi, quindi logicamente impossibili, proprio per questo siano in grado di produrre la corrosione di ogni discorso di tipo identitario e normativo. Questo libro indaga tre figure dell'indecostruibile particolarmente rilevanti nell'ambito etico-politico: il perdono che perdona contraddittoriamente solo l'imperdonabile, la giustizia che rende ingiusto il diritto, la crudeltà che al suo limite estremo non si distingue dall'amore.