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Descrizione:
“Se ci fosse ancora bisogno di ripetere che l'essere ci appare solo come effetto di linguaggio, basterebbe il modo in cui queste due parole (Seiende e Sein) si ipostatizzano in due Qualcosa” (Umberto Eco, Kant e l'ornitorinco). è alla seconda di tali ipostasi – ed esattamente in quanto “effetto di linguaggio” e dunque a partire dalla sua grammatica – che è dedicato questo primo volume dell'Ipotesi ontologica, il cui scopo è porre le basi, tramite la tematizzazione della domanda filosofica fondamentale circa il senso dell'essere, per un'indagine sulla struttura ontologica dell'ente e sulla differenza/identità tra cosa ed ente. L'autore, ponendosi su un piano anteriore rispetto alle diverse opzioni teoriche che hanno dominato il secolo scorso – su tutte la fenomenologia, l'ermeneutica e la dialettica –, affronta tale compito tramite un confronto serrato con il pensiero antico, con la filosofia di Russell e Heidegger, ma anche con la grande tradizione medievale (Abelardo in primis) e con la linguistica contemporanea, confronto il cui fulcro è nel De Interpretatione aristotelico. Partendo infatti dalla costitutiva coappartenenza di essere, pensiero e linguaggio, l'analisi deve concentrarsi innanzitutto sul piano linguistico, individuando nella sintassi della frase copulare lo sfondo di ogni ulteriore questione filosofica (il problema del vero e del falso, della determinatezza dell'essente, il rapporto tra essenza ed esistenza, tempo e spazio...). Comincia così a delinearsi il corpo di un'ontologia non metafisica, ma neppure più antimetafisica, che ha nella genealogia del linguaggio un suo esito naturale e nell'antropologia filosofica la sua vocazione.