Alla fine degli anni sessanta Pasolini scopre di essere affascinato dal potere: ciò che ha sempre combattuto, e che lo ha combattuto a sua volta con discriminazioni, aggressioni e processi, è incistato dentro di lui, condiziona i suoi comportamenti e contamina il suo desiderio di ribellione. Inizia allora da parte di Pasolini una ricerca, che raggiungerà il suo culmine nella stesura di Petrolio, sui meccanismi con i quali il potere si insinua nella psiche dei soggetti. Facendo ricorso alla psicoanalisi freudiana Pasolini individua nell'infanzia l'origine dei vincoli che legano gli individui al potere e nella scissione dell'io il dispositivo psichico che quel vincolo consolida e perpetua. Di qui la valorizzazione del “fantasma masochista” per erodere le basi su cui si riproduce l'ingiusto legame sociale, ma anche l'interrogazione pressante sulla vocazione alla poesia e sul ruolo della letteratura, sulla loro capacità, una volta rinnovate, di contribuire a sciogliere i “vincoli puerili” con il potere, a combatterne il fascino.