Nove autori di mondi culturali e artistici diversi si ritrovano, incrociando i rispettivi sentieri, ognuno con la propria competenza e sensibilità, a condividere l'esperienza che… Joyc'è; che la presenza di Joyce è sì una “ricorrenza”, ma continuamente riattualizabile, ben oltre ogni ritualità celebrativa.
Basta guardare l'indice dei contributi presenti in questo volume, per cogliere, diremmo a colpo d'occhio, i rimandi dialogici, gli intrecci impliciti o espliciti che si dipanano fra i due testi introduttivi, le riflessioni dei primi tre saggi di critica letteraria che presentano squarci del mondo, aperti sul compiersi della morte come transito irreversibile e sulla natura “marina” della madre in Joyce e Beckett, in cui si muovono i personaggi ‘prosaici' dell'odissea joyciana; quelle dei due successivi che propongono, in un'ottica psicoanalitica lacaniana, considerazioni focalizzate sulla lingua di Joyce, ma più in generale su una più complessiva e innovativa riformulazione del senso stesso del lavoro psicoanalitico. E infine quelli dei due ultimi contributi che non parlano di Joyce, non discutono né della sua opera e dei suoi temi né della sua lingua, madre o matrigna; ma avendolo ascoltato, ricevuto con quella sensibilità ‘apprensiva' propria degli artisti, ci propongono una loro ‘intrusiva' immedesimazione nel corpus dell'Ulisse, realizzando (è Barthes a farci da suggeritore) un être en memoire che non si riduce a una ‘rimembranza', ma è proprio un essere in memoria, che nell'ultimo contributo assume forma pittorica.
Scritti di Giancarlo Alfano, Luciano De Fiore, Giovanni De Renzis, Gabriele Frasca, Amalia Mele, Pietro Pascarelli, Elisabetta Spinelli, Matilde Tortora, Giuseppe Zevola
A cura di Giovanni De Renzis e Pietro Pascarelli