Anche se di traduzioni a stampa di Godot in napoletano non pare ce ne siano state sinora, c'era davvero bisogno di un ulteriore intervento traduttivo? La risposta è assolutamente no e assolutamente sì. Assolutamente no, perché il testo ha raggiunto una diffusione talmente capillare da poter essere considerato ormai translinguistico e transculturale, in linea con la fisionomia culturale del suo autore. Assolutamente sì, perché Beckett ha coltivato e dato prova di una competenza transculturale che sollecita al confronto con un testo ‘aperto' (cioè le presupposizioni culturali sono ridotte all'osso) le potenzialità di una lingua/dialetto come il napoletano, anch'esso virtualmente ‘aperto' ma quasi sempre resosi disponibile, di fatto, a un repertorio per così dire domestico, familiare, un repertorio da intra moenia che ha nondimeno attraversato confini e barriere culturali inimmaginabili per altre lingue/dialetti altrettanto domestici e familiari. Questa edizione di Aspettando Godot , con testo italiano a fronte, è ispirata liberamente alle lingue di partenza delle edizioni francese, inglese e italiana, e nasce dal tentativo di verificare le potenzialità espressive dei quattro personaggi della pièce (Pozzo, Lucky, Estragone e Vladimiro, qui chiamati rispettivamente Popó, Lulù, Gogó e Didì, mentre Godot diventa Dodó) e le trovate ‘filosofiche' delle tre lingue di partenza in quelle del napoletano.
Arturo Martone ha insegnato per circa quarant'anni discipline filosofiche, prima all'università Federico II e poi all'Orientale di Napoli, occupandosi della filosofia fra XVIII e XX secolo e poi di filosofia del linguaggio e semiotica.